I segreti di un buon autoritratto a mano

Norman Rockwell “autoritratto”

Con le nuove tecnologie digitali anche disegnare ed eseguire autoritratti è diventato più facile. Certo farlo a mano con matita su un foglio bianco è tutta un’altra cosa. Nessuna tecnologia, infatti, potrà mai essere in grado di sostituire il tocco personale della matita sul foglio e non potrà nemmeno sostituirsi allo stupore di vedere piano piano nascere qualcosa di nostro, dal nulla. Qualcosa che, poi, una volta terminato, potrà essere valorizzato anche grazie alla possibilità di inserire la tua immagine, dopo averla convertita in digitale, in foto riquadri da utilizzare poi per arredare gli ambienti che preferisci: dall’ufficio alla casa dove si vive.

Ma se è vero che nessun corso e nessun decalogo può sostituirsi al talento, è pur vero ce qualche regola su come realizzare un autoritratto può aiutare. Innanzitutto dapprima, è necessario dedicarsi alla visione d’insieme della testa, individuando in essa, volume, proporzione, forma, per preparare il terreno a quelle meraviglie che sono i dettagli. Senza aver appreso questo, il ritratto “cade”, come un castello di carte.

Per iniziare a realizzare un ritratto, devi ovviamente iniziare con lo scegliere la persona da disegnare. Questo non ti obbliga ad avere la persona ferma davanti a te, mentre dipingi. Anzi, la sua presenza, in particolare, quando sei agli inizi, potrebbe perturbarti. La cosa più facile, dunque, soprattutto per un principiante, è di disegnare una persona a partire da una foto. Potresti, allora, prendere come soggetto un perfetto sconosciuto, ma anche un parente o un amico.

Ti consigliamo di iniziare da un ritratto in bianco e nero, per capire meglio le sfumature di grigio e i rapporti tra ombra e luce. Si tratta di un esercizio molto interessante, soprattutto per dare della profondità al tuo disegno.

Una volta scelto il modello, devi scegliere la tecnica di disegno, che vorrai impiegare, dato che questo influenzerà il tipo di supporto che potrai utilizzare. Se il tuo primo ritratto sarà in bianco e nero, allora, potrai usare la grafite, il carboncino o la penna a sfera (anche questa molto usata per i ritratti).

Per realizzare questo tipo di ritratti, un semplice foglio sarà più che sufficiente, purché la grammatura sia abbastanza spessa da sopportare le cancellature, senza bucarsi. Se, però, agli inizi, vuoi risparmiare, allora, anche un foglio di carta per stampante (molto leggero) potrà bastare.

Se, invece, hai già realizzato qualche ritratto prima di leggere questo articolo e preferisci realizzare un disegno a colori, allora puoi scegliere tra molte tecniche diverse le une dalle altre: matite colorate, pennarelli, pittura acrilica, pittura all’olio, ecc.

Il supporto stesso dipenderà dalla scelta della pittura, dato che, ad esempio, la pittura all’olio richiede un maggiore investimento sulla tela, mentre l’acquerello andrà steso su della carta speciale. Ogni disegnatore, insomma, deve fare la propria scelta, prima di iniziare il ritratto.

I Copisti nella storia

Quella del copista è una professione certo poco nota, soprattutto ai giorni nostri caratterizzati da un forte sviluppo tecnologico e digitale. Esercitare un’attività come quella del copista, dal sapore antico, può sembrare decisamente fuori dal tempo, ma non è così. Quella del copista è una professione che esercita tuttora un grande fascino ed è ampiamente collegata con attività passate, come quelle dei celebri monaci amanuensi.

Ma vediamo qual è oggi la definizione di copista. Per copista oggi si intende chi esercita la professione o ha l’incarico di copiare lettere, scritture, documenti, ecc.: copista d’archivio; copista di musica. Anche, chi fa copie di dipinti o sculture è chiamato copista.

Prima dell’invenzione della stampa i copisti erano gli amanuensi, ossia coloro che trascrivevano i codici.

Come si diceva, storicamente i copisti erano identificati con gli amanuensi. La parola amanuense deriva dal latino servus a manu, che era il termine con il quale i romani definivano gli scribi. Sono noti i monaci amanuensi, coloro che per molte ore del giorno stavano nello scriptorium  a sfruttare la luce del giorno che entrava dalle finestre per copiare gli antichi codici. All’attività degli amanuensi si lega il personaggio romano Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, che fondò a Squillace, in Calabria, il monastero di Vivario dedicato allo studio e alla scrittura.

Durante il XIV secolo e il XV secolo, l’arte della copia degli antichi testi aveva raggiunto il suo culmine: i libri, infatti, dopo essere copiati dagli amanuensi, erano controllati sul piano grammaticale e ortografico dai correctores (questo avveniva perché in quei tempi, dato l’ottimo salario degli amanuensi, molti semianalfabeti si dedicavano a questa attività) per poi essere miniati dai miniatores. Inoltre, presso le università, gli allievi copiavano, traducevano e miniavano molti codici, per potersi mantenere nei propri studi.

Allo scopo di dimezzare i tempi di produzione un codice talvolta veniva dato da trascrivere dividendolo fra due amanuensi: ciascuno ricopiava la metà affidatagli e poi le due copie venivano riunite. Questo sforzo collettivo appare ancora più evidente per i grossi codici di lusso che richiedevano anche l’intervento dei miniatori, i quali entravano in gioco solo dopo che l’opera era stata completamente ricopiata dagli amanuensi. Oggi, questo lavoro antico e prezioso, è risorto dal Medioevo per diventare una nuova moda. E così i corsi per gli amanuensi del nuovo Millennio stanno diventando sempre più popolari. Una delle realtà più prestigiose e importanti nel nostro Paese è lo Scriptorium Forojuliense, la scuola italiana degli amanuensi. Si trova a San Daniele del Friuli e dal 2013 a oggi ha formato più di 650 persone